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Negli anni in cui Mosca e l'Armata rossa cercano di sovietizzare l'Asia centrale, una giovane donna svizzera decide di intraprendere un viaggio che all'epoca sarebbe apparso folle a chiunque altro: attraversare in solitaria l'intero Turkestan russo, da Alma Ata (Almaty) a Kazalinsk (oggi Kazaly, in Kazakistan). A piedi, in treno, a bordo di un minuscolo aereo, su un carretto contadino dalle grandi ruote, sul ponte di un battello a pale o a dorso di cammello, Ella Maillart attraversa città leggendarie e paesaggi meravigliosi: Taškent, Samarcanda, Bukhara, Čardžou, il grande fiume Amu Darja, Turtkul, Khiva, Nukus, Chimboy, il lago Aral e il leggendario Kyzyl-Kumil, il deserto delle Sabbie Rosse. Animata da un inesauribile interesse per la gente comune, Ella Maillart entra nelle case e nelle botteghe, incontra confinati politici, spia i primi rarefatti segnali di una difficile emancipazione femminile. Il suo avventuroso vagabondaggio, intrapreso nel 1932, la porta anche nei piccoli villaggi sperduti dove più stridente è il contrasto tra la sopravvivenza di costumi arcaici e la modernizzazione imposta dal governo centrale dell'Urss. Il viaggio si trasforma così in un documento di straordinario interesse e grande vivacità sulla periferia dell'Unione Sovietica, un mondo affascinante e sconosciuto a gran parte dell'Occidente, allora come oggi.