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Non possiamo non dirci, praticamente tutti, battistiani. A quasi un quarto di secolo dalla sua scomparsa, la musica di Lucio Battisti è nell'aria. È stato il più grande innovatore italiano della forma-canzone: chiunque si dedichi oggi a quest'arte non può non tenerne conto, consapevolmente o meno. E questo riguarda tanto chi fa musica che chi l'ascolta. Battisti ha sprovincializzato per sempre la scena, innestando gli influssi del rock e della black music sulla tradizione lirica e melodica del nostro Paese. Ha cambiato per sempre il modo di cantare, mettendo in soffitta il belcanto e ponendo l'accento sull'intensità emotiva e sull'espressività. Grazie ai testi di Mogol e di Panella, ha raccontato prima i chiaroscuri della vita quotidiana e poi giocato con la visionarietà, il surrealismo e il nonsense. Ma è stato soprattutto responsabile dell'educazione sentimentale di più generazioni. Antonio Tricomi, lungi dal voler scrivere una biografia o un saggio di musicologia, sottolinea soprattutto quest'aspetto. Tra i tanti modi possibili per evocare l'arte di Battisti, sceglie quello della memoria personale e del racconto generazionale. Tra i tanti frammenti narrativi, i ricordi e le opinioni di Mogol, di Tony Cicco della Formula 3 e di Ennio Morricone, desunti da articoli e interviste. Cinque brevi racconti di Federico Tantillo, operatore della comunicazione e editore, accompagnano i ricordi e le riflessioni di Tricomi.