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Fu suicidio o omicidio la morte di David Rossi il 6 marzo 2013 volato giù da una finestra di Rocca Salimbeni a Siena? «Io non penso nulla.» L’avvocato Giuseppe Mussari, ex presidente di Banca Mps, è perentorio davanti ai componenti della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte dell’ex manager senese. Quasi agnostico quando gli chiedono che idea si è fatto sul decesso di Rossi, che l’ex banchiere aveva voluto accanto a sé come capo della comunicazione prima alla Fondazione Mps e successivamente in banca perché «era il più bravo di tutti». Poi, sì erano amici. E che amici. Commuovendosi, dice: «Per capire cosa è successo bisogna tornare a quei giorni, a quel clima d’odio che si respirava a Siena». Un’atmosfera di sospetti e recriminazioni, di accuse e di delazioni, di monetine che, come per Craxi vent’anni prima fuori dall’Hotel Raphael, non mancarono nel febbraio del 2013 quando l’avvocato Mussari arrivò a Palazzo di Giustizia per essere interrogato. A raccontare la storia di quegli anni, di quel clima, è ora attraverso gli appunti, i ricordi di riunioni e incontri vissuti in prima persona, ma anche con documenti inediti, l’ex capo della redazione senese del quotidiano «La Nazione» che di David Rossi era amico e con il quale, d’estate e d’inverno, all’alba correva lungo le strade di Siena.