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La letteratura del sufismo persiano è assai ricca di opere che descrivono in vario modo la realtà interiore e luminosa dell'essere umano. In molte di queste opere si ricorre spesso all'uso di un vocabolario simbolico per rappresentare un'antropologia spirituale, un "uomo di luce", il cui centro è rappresentato dal cuore, organo della gnosi e luogo di incontro con il divino. Nell'opera qui presentata - Esposizione della differenza tra il Petto, il Cuore, il Cuore profondo e il Nocciolo (Bayàn al-farq bayna al-Sadr wa 'l-Qalb wa 7-Fu 'ad wa 'l-Lubb) - il maestro sufi persiano al-Tirmidi (X secolo) spiega gli elementi principali della realtà sottile e spirituale dell'uomo, ispirandosi al Corano e alla Tradizione profetica. Il cuore è diviso simbolicamente in quattro stazioni che, dalla più esterna alla più interna, definiscono quattro livelli di conoscenza, ciascuna associata a un grado spirituale dei Sufi e a una luce particolare. Il testo rievoca la metafora della luce nel cristallo e della lampada nascosta nella nicchia, narrata nel versetto della Luce (Corano XXIV: 35), che ha ispirato mistici ed esegeti mussulmani di ogni epoca.