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In cima a una collina nel Monferrato c'è il pezzo di terra dove, un giorno, è approdata Lorenza Zambon con un piccolo gruppo di artisti, «in cerca di casa e di teatro». La casa c'era, anche se diroccata; gli alberi avevano quasi cento anni, il pozzo e la cisterna molti di più, ma in decenni di abbandono tutto era stato invaso e ricoperto da un intrico di vegetazione. Il primo gesto dei nuovi arrivati, dettato dalla paura di quella natura primordiale, fu ripulire, ridisegnare, svuotare. In quel vuoto prese forma il teatro; il pezzo di terra divenne, come avrebbe detto Hermann Hesse, una creazione. Un giardino. Alla scoperta di questa terra e della sua essenza più profonda ci guida Lorenza Zambon nelle pagine dense e allo stesso tempo limpide di questo libro. Nel suo microcosmo «lungo novantaquattro passi» incontriamo stagioni e personaggi, umani, animali e naturalmente vegetali, i loro colori, forme, profumi. Cose buffe e cose misteriose, come i vermi, la luna, l'aria; come la bellezza, il tempo, la storia e il mistero dell'appartenenza al nostro essere qui, e ora. Nel pezzo di terra ora è tracciato un sentiero, per sentirsi liberi, creativi e ritornare bambini mentre si diventa grandi.