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Reportage, riflessione critica, stile letterario confluiscono nel racconto dei fatti avvenuti tra il 5 e il 19 ottobre del 1934 nelle Asturie. Tradotto oggi per la prima volta in Italia, Ottobre rosso è essenziale per comprendere ciò che accadde in quella insurrezione, la più importante in Europa dopo la Rivoluzione russa del 1917. La portata della lotta, lo sviluppo e il tragico epilogo la trasformarono in uno scontro armato che preannunciava la guerra civile. Ciò che José Díaz Fernández riporta è spesso un’anticipazione di quello che accadrà in Spagna dal 1936 in avanti. La cronaca è impassibile: sebbene la dinamite fosse stata utilizzata fin dal primo momento – spiega l’autore – all’inizio rispondeva a esigenze di combattimento; poi venne usata semplicemente per distruggere. Il giornalista si fonde con il romanziere e, nonostante gli orrori, non cade nell’idealismo, e restituisce un ritratto vero dei minatori e dei loro compagni anarchici, comunisti e socialisti. Questo, però, non gl’impedisce di scrivere: «Mi ha commosso l’eroismo di quei minatori che, neppure preoccupandosi di essere seguiti dai compagni, si lanciavano a combattere per un’idea che stava per non essere più una utopia, senza domandarsi se erano comandati male o bene, offrendo alla rivoluzione la vita, perché era tutto ciò che avevano».