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«La filosofia non ha che una sola mèta e un solo principio: conoscere sé stessi e diventare simili agli dèi. Il principio è la conoscenza di sé stessi, la mèta è la somiglianza agli dèi»: così, alla fine del mondo antico, l'imperatore Giuliano esprimeva il senso del filosofare classico, da Pitagora e Platone in poi. Questo senso oggi è perduto, per cui il mondo contemporaneo, privo tanto della conoscenza di sé quanto di quella di Dio, vaga smarrito nell'alienazione. Il nostro tempo è infatti funestato da due false scienze, la psicologia e la teologia. La prima dà a intendere di conoscere l'uomo, ma non ne conosce l'essenza, che è spirito; la seconda dà a intendere di conoscere Dio, ma ne propone in effetti solo accidentali immagini, frutto del determinismo psichico e di parole umane spacciate per divine. «Non ci sono date oggi che menzogne», scriveva perciò Simone Weil. Percorrendo un itinerario che si snoda tra le concordi tradizioni occidentali e orientali, questo libro torna a proporre il filosofare nel senso classico, quale solo la mistica ha mantenuto nei secoli. Liberandosi dalla piccola egoità psichica, il mistico insegna a scendere nel "fondo dell'anima" (Eckhart), in quel «fondo di Dio che è il mio fondo, e il mio fondo il fondo di Dio. Qui vivo secondo il mio essere proprio, come Dio vive secondo il suo. Chi riesce a gettarvi uno sguardo anche solo un attimo, per lui mille marchi d'oro sono come un soldo falso» — ovvero tutto il resto non vale nulla, in quanto ha trovato sé stesso e la gioia piena.