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«In questo libro vengono esaminati accuratamente i presupposti di un sistema di credenze, che ha esteso il sospetto di patologia a qualsiasi condotta umana arbitrariamente giudicata 'malata', avvalendosi in questo di 'saperi' autoritari che hanno spesso la pretesa di dichiararsi scientifici, posti come sono, al servizio di una cornice ideologico-normativa che peraltro è divenuta parte della loro gestione pseudo-medica e psico-sanitaria. Gestione che ha offerto come soluzioni istituzionali solo 'pratiche curative' da agire sul e tramite i corpi di persone indifese, lasciando la 'cura psichica' agli ambiti privati della psicoterapia. Nel libro viene anche fatta una rassegna delle pratiche diagnostiche, curative disciplinanti, come: l'orrore delle 'terapie' da shock, le psicochirurgie, la violenza dei letti di contenzione e trattamenti sanitari obbligatori, con il loro corredo di pratiche mortificanti, deumanizzate e punitive. Pratiche raccontate come 'cure', in cui la sopraffazione psicofarmacologica è divenuta oggi 'il male' pervasivo e ultimo, legittimato da un mandato sociale di controllo e di contenimento istituzionale, immodificato nella sostanza. Di cui l'avallo morale e giuridico a dispositivi repressivi e segregativi, con la spoliazione nel deumanizzato paziente di ogni potere e diritto, gli riconosce solo come identità una strumentale condizione di 'malato di mente'. Reinterpretando i disagi, i disadattamenti, le disabilità sociali, le disperazioni, le ribellioni e altro, si è ulteriormente accettato che a molte persone sia sistematicamente negato il diritto di 'esserlo' attraverso invalidanti etichette diagnostiche e dannose cure repressive.»