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C’è un minimo comune denominatore nelle storie delle donne che hanno sofferto o soffrono di depressione perinatale ed è il fatto che non si riconoscono più. Non riconoscono più la loro esistenza di prima e non riconoscono quello che la società aveva promesso: la maternità avrebbe dovuto essere il periodo più felice e realizzato dell’esistenza. Quando scoprono che può anche non essere così, vanno in frantumi. Tutti la chiamano depressione postpartum ma in realtà si chiama depressione perinatale: è un disturbo dell’umore, si manifesta fra la gravidanza e il primo anno dopo la nascita, può generare sintomi piuttosto severi o pensieri intrusivi che minano le basi della relazione fra la mamma e il bambino; ha bisogno di essere diagnosticata precocemente; rischia di degenerare in patologie gravi o gravissime; può indurre a gesti estremi, e genera sofferenza in chi la prova e in chi sta attorno, inquinando progressivamente i rapporti. Ce ne parlano loro, le mamme che hanno sofferto di depressione dopo il parto o in gravidanza, che cercano la strada per iniziare a dare un nome a quello che vivono e che vogliono scoprire la forza e la bellezza che si nasconde fra le pieghe di quel dolore.