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Il gestore di un impianto idroelettrico deve corrispondere un'imposta agli enti pubblici locali (Comuni, Province e Regioni interessate), i cosiddetti canoni idrici, per la concessione e lo sfruttamento di acque pubbliche con lo scopo di produzione di energia elettrica. I canoni idrici sono di tre tipi: canone idrico di concessione (pagato da tutti gli impianti); sovracanone per gli enti rivieraschi (pagato dagli impianti di potenza nominale media superiore a 220 kW); sovracanone per bacini imbriferi montani (pagato dagli impianti di potenza nominale media superiore a 220 kW). Le risorse derivanti dal sovracanone appartengono esclusivamente ai Comuni e vengono gestite dai Consorzi BIM e reinvestite sui territori comunali; per i Comuni si tratta dell'unica "cassaforte" rimasta della montagna.