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Una valle severa. In mezzo, il lento andare del fiume. Un uomo tira pietre piatte sull'acqua. Il figlio lo trova assorto, febbricitante, dentro quel paesaggio. č lě che ha cominciato a dipingere, per fare di ogni tela un possibile riscatto, e lě č ritornato ora che il male lo consuma. Ma il male č cominciato molto tempo prima, negli anni settanta, quando il padre-pittore ha abbandonato la sua valle ed č sceso in pianura verso una cittŕ estranea, dentro una stanza-cubicolo per dormire, dentro un reparto annebbiato dall'amianto. Fuori dai cancelli della fabbrica si lotta per i turni, per il salario, per ritmi piů umani, ma nessuno č ancora veramente consapevole di come il corpo dell'operaio sia esposto alla malattia e alla morte. Lě il padre-pittore ha cominciato a morire. Il figlio ha ereditato un panico che lo inchioda al chiuso, in casa, e dai confini non protetti di quell'esilio spia, a ritroso, il tempo della fabbrica, i sogni che bruciano, l'immaginazione che affonda, il corpo subdolamente offeso di chi ha chiamato "lavoro" quell'inferno. Ci vuole l'incontro con Cesare, operaio e sindacalista, per uscire dalla paura e cominciare a ripercorrere la storia del padre-pittore e di tutti i lavoratori morti di tumore ai polmoni. Č allora che il ricordo diventa implacabile e cerca colori, amore, un nuovo destino.