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Brillante teorico della modernitŕ diffusa e della democrazia profonda, la democrazia situata e praticata nella vita quotidiana, Arjun Appadurai č considerato uno dei massimi studiosi di globalizzazione, mass media e processi migratori. Il suo libro piů conosciuto, "Modernitŕ in polvere", analizzava alcuni fatti culturali con l'obiettivo di portare alla luce la relazione tra modernizzazione come evento e modernizzazione come teoria. "Il futuro come fatto culturale" si inserisce in quel processo di ridefinizione delle categorie di lettura del mondo attuale con un'esplicita apertura al modo di far luce, nella prospettiva dell'antropologia, sulla dimensione dell'avvenire. Ma un avvenire inteso non come possibile scenario prossimo venturo, bensě come elemento dell'immaginario sociale mediante il quale le collettivitŕ elaborano strategie di adattamento e di sopravvivenza in una realtŕ dominata dalle forze "impersonali" della finanza, delle strategie mediatiche, del bricolage ideologico e religioso. Al cuore di questo lavoro, l'India, in particolare i movimenti per il diritto alla casa e ai servizi urbani nati negli slum di Mumbai. Appadurai analizza le lotte dei poveri della cittŕ per ottenere riconoscimento, equitŕ e autonomia politica in condizioni di estrema ineguaglianza, prospettando in questo modo una "politica della speranza" e gettando le fondamenta di una solida e imprescindibile antropologia del futuro.