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Le celebri pagine d’apertura della 'Storia d’Italia' di Guicciardini restano un magistrale esercizio retorico sulle origini delle «calamità d’Italia» principiate nel 1494 e poi culminate nel fatidico 1527, l’alfa e l’omega della carriera dell’autore. L’accusa di praticare una forma di autobiografia travestita da storiografia, o un’auto-giustificazione obliqua del proprio operato, non è del tutto infondata, come si nota riflettendo sul ruolo ambiguo di attore, e non di mero spettatore, che egli ebbe a giocare nel più drammatico frangente della storia italiana. Il libro indaga il nesso fra biografia, autobiografia e storiografia e ci offre un ritratto incisivo e spietato di Francesco Guicciardini, uomo politico tra i più influenti del suo tempo, ricostruito grazie a documenti inediti, a lettere cifrate e alle tante voci dei suoi contemporanei. Accanto a Guicciardini, il libro ci invita urgentemente a pensare alla genealogia delle nostre molteplici identità, e alle loro peculiarità: un minuzioso lavoro di scavo nel passato che è anche e soprattutto una puntigliosa e insolita indagine sul nostro presente.