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La bambina pugile č tornata. La riconosciamo, la ritroviamo con la sua insonnia, la sua febbrile sensibilitŕ, le sue debolezze e la sua incredibile forza. La seguiamo in un percorso poetico che evoca una sorta di narrazione emblematica. Si parte dalla casa. La vita di una persona emana dagli spazi dove č cresciuta. Portone, finestre, pavimenti, muri, scrivania, frigo, letto e cosi via: la bambina č come diffusa nelle cose, negli oggetti che l'hanno accolta. Poi esce nel mondo e deve inventarsi gli strumenti per percepirlo. Il libro diventa un viatico per «saper leggere le stelle - ma non la grammatica». O forse, piů che guardare il mondo con occhi diversi, il passo ulteriore č essere il mondo: essere piuma, essere nuvola, essere luce. Infine c'č chi cade, tutti prima o poi cadono, ma nessuna caduta impedisce di «farsi vivi». Al di lŕ di questo traliccio strutturale, la raccolta č molto fluida e per niente schematica. Nodi irrisolti si alternano e si intrecciano con un'esperienza mistica quotidiana, mite, senza enfasi di spossessione. Quella particolare voce, come d'infanzia, che giŕ abbiamo conosciuto via via nei libri precedenti dell'autrice č ormai un meccanismo ad alta precisione con il quale Chandra Candiani riesce a far affiorare nella maniera piů efficace ciň che non č visibile.