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"Č l'estate piů bella della mia vita, e anche se vivessi cent'anni, queste per me rimarranno la primavera e l'estate piů belle. Di pace non se ne vede ancora granché, dicono tutti. Ma per me č pace, pace!". Cosě scrive una Ingeborg Bachmann diciottenne, alla capitolazione del Terzo Reich, nel suo diario del 1945, fortunatamente salvato dall'oblio. Un diario di stupefacente intensitŕ, che testimonia la profonda ripugnanza etico-estetica nei confronti del nazismo, l'euforia per la caduta della tirannide. E che racconta un grande amore, di cui ci rendono partecipi anche le lettere che al monologo della Bachmann fanno qui da contrappunto, scritte dal misterioso Jack Hamesh, giovane soldato britannico ma in realtŕ ebreo viennese, fuggito nel 1938 in Inghilterra e tornato nell'ex patria da liberatore. Lui le bacia la mano, lei corre ad arrampicarsi in cima a un melo e decide di non lavarsela mai piů. Poi ci saranno gli incontri assidui, l'amicizia impetuosa, le conversazioni sugli scrittori amati da entrambi - Mann, Zweig, Hofmannsthal -, le attese, la lontananza, i lunghi silenzi. E le lettere appassionate e dolenti di Jack che dall'etŕ di diciotto anni vaga per il mondo, e solo nella divisa di un esercito straniero ha trovato, fugacemente, un simulacro d'identitŕ - a colei che lo ha lasciato andare via, che non ha voluto chiedergli di restarle accanto. Che cosa gli č rimasto di quel breve ritorno a casa, di quella ragazza affascinante? A noi, di certo, molto...