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La Commedia dell'Arte è "presente". Da cinquecento anni non ci ha più lasciato. Si sono sciolte quelle compagnie. So-no morti quegli attori. Ma lo spirito della Commedia non è scomparso. Entrato nel flusso sanguigno del mondo non ne è più uscito, anticorpo della seriosità e della intolleranza. Si è trasformato geneticamente. È diventato Molière e Dario Fo, Marivaux e Totò, Lope de Vega e Charlot, e Boleslav Polivka "l'Arlecchino di Praga". E tanti altri, che hanno dato nuove trame e nuove facce alla Commedia. Comici, sì, comici, clown che non volevano e non vogliono altro che far ridere e, facendo ridere, hanno contribuito e contribuiscono a formare il lato buono del carattere occidentale. Si potrebbe addirittura affermare che si è trattato, e si tratta, di un "teatro di liberazione", come dice il titolo di un bel libro sul "teatro di strada". Liberazione dal troppo prendersi sul serio, quel troppo prendersi sul serio che genera ortodossie e persecuzioni, anatemi e cacce alle streghe, guerre e morti. Se Hitler & company si fossero presi meno sul serio… Gratitudine, dovremmo nutrire gratitudine per loro tutti. Che ci hanno fatto e ci fanno ridere, pensando a quanti invece si danno da fare per farci piangere.