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«In letteratura č come in teologia: valgono le sole domande. O meglio: č l'intelligenza delle domande che costringe a elaborare risposte alla loro altezza. Se chi si appresta a leggere questo libro spera di trovare enunciati regole e precetti piů o meno ovvii su come scrivere cosa, allora forse č meglio che abbandoni il libro e l'idea di diventare scrittore. Il talento, l'istinto sono necessari. Vanno educati, certo, ma sono necessari. Uno scrittore autentico i fondamentali li avverte ben prima ancora di elaborarli in concetti. Chi, non pago di affidarsi al tacito insegnamento dei Maestri, sente il bisogno di un prontuario cui attenersi, č meglio che lasci perdere: la letteratura non č un compitino. Men che meno un suo compitino. Per vari aspetti, il processo di creazione letteraria č come il tempo per sant'Agostino: "Se nessuno mi chiede cos'č, lo so; se devo spiegarlo a chi lo chiede, non lo so piů"». Cosě esordisce Tuzzi, in questa conversazione che - articolata in dieci capitoli: Prima di scrivere; Stile, struttura, scrittura; Come agganciare il lettore; Dire, non dire, da chi farlo dire; Come caratterizzare i personaggi; Finali chiusi, finali aperti; Buona e cattiva letteratura; Tutti i colori del genere: giallo nero rosa; Due o tre cose sul giallo perfetto? e Due o tre cose sul perfetto lettore di gialli - propone a un piů vasto pubblico di lettori il ciclo di lezioni tenuto per Radio Popolare. Non banali ricette di tecnica espressiva o di forma narrativa, non fabula, intreccio, narratore interno esterno o ambiguo, ma piů fertili considerazioni su limiti e potenzialitŕ della parola, sulla potente irrealtŕ della letteratura.