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La bicicletta nella Resistenza. Che significa proprio questo: il ruolo sovversivo che la bicicletta ha avuto dopo la guerra e prima della Liberazione. Gli autori prima raccontano dei vari tentativi della repressione di mettere al bando questo pericoloso strumento a cominciare da Bava Beccaris, lo seguono attraverso l'inizio del Novecento con la nascita dei Ciclisti rossi nella Imola anarco-socialista di Andrea Costa e all'associazionismo politico-sportivo fino ad arrivare ai seicento giorni della Resistenza quando diventava di volta in volta mezzo per colpire e fuggire, trasportare ordigni, documenti (come quelli nella canna della bici di Gino Bartali), stampa clandestina, rapporti e ordini tra le brigate partigiane, coordinare scioperi o agitazioni. Quindi raccolgono le testimonianze dei protagonisti tra i quali Gillo Pontecorvo, Bruno Trentin, Renato Morandi.