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Dopo sei secoli, l’autoritratto continua a essere largamente praticato dagli artisti e amato dal pubblico per la sua capacità di illuminare un’ampia gamma di questioni universali: identità, umana fragilità, scopo dell’esistenza, mortalità. Nathalie Rudd ricostruisce il contesto culturale nel quale il genere è nato, nel cuore del Rinascimento tra Italia e mondo fiammingo, ne illustra lo sviluppo e diffusione globale e il significato che riveste nell’arte dei nostri giorni. Attraverso l’analisi di capolavori da Jan van Eyck, Goya e van Gogh a Frida Kahlo, Faith Ringgold e Cindy Sherman, il libro esplora il potenziale emotivo ed espressivo dell’autoritratto, prendendo in considerazione anche le molteplici tecniche utilizzate dagli artisti moderni e contemporanei, dalla pittura alla fotografia, dall’installazione alla performance. Il libro approfondisce inoltre la questione centrale del perché gli artisti ritornino più e più volte all’autoritratto, illustrando come questo genere riesca a rivelare i volti mutevoli dell’individualità e dell’egoismo, in un’epoca in cui stiamo interrogando più che mai le nozioni di identità personale.